venerdì 5 ottobre 2012

«Da dieci anni aspettiamo la casa, L'ha presa la cricca»

In inchieste come quella sull’Aterp, il populismo fa sempre capolino. Anzi, ne è l’inevitabile colpo di coda. Peggio ancora, lo strascico non più volgare ma denso di immagini e riflessioni amare. Partiamo dalle prime: un sottotetto in un palazzo senza numero civico di via Rivocati, all’ingresso della città. Al primo piano, in condizioni di sommaria decenza, resistono alcuni uffici del Comune, prossimi ormai al trasferimento.
Che l’edificio non sia proprio in condizioni ottimali lo si capisce a vista d’occhio. Ma entrarvi e salirne le scale è un po’ come percorrere la Divina Commedia alla rovescia: il Paradiso quasi non c’è, si parte dal Purgatorio e poi, su di filato, si arriva all’Inferno. Non è retorica ma realismo: è infernale vivere in alloggi di fortuna ricavati in un sottotetto che sembra la caricatura di una mansarda. Ed è ancora più infernale doverci restare con la consapevolezza che si avrebbe diritto a ben altro. Cioè a un alloggio popolare dell’Aterp. Magari a uno di quelli occupati abusivamente da chi non ne ha diritto.