giovedì 20 settembre 2012

Dal mio partito nessun opportunismo, il programma è forte

Lettera al Corriere della Sera.
 
Caro direttore,
confesso che sono stato molto esitante a decidere a scriverle in risposta al fondo «Il partito galleggiante» di Galli della Loggia. In realtà esso mi pareva intriso più di pregiudizi che di critiche, con corredo finale di una sbrigativa liquidazione per quelle personalità che sono venute a Chianciano ad esprimere le loro opinioni senza furberie o tatticismi.
Ma alla fine scelgo di rispondere, in primo luogo per la stima che ho nei confronti di una personalità come l’autore dell’articolo e in secondo luogo perché sono consapevole che il ruolo dell’intellettuale è principalmente quello di incalzare la politica e di non fare sconti a nessuno. Veniamo al merito. La festa di Chianciano è stata un’occasione molto significativa per fare alcuni rilevanti passi in avanti: aver tolto dal simbolo il mio nome ed aver spalancato le porte ad esponenti della società civile e a persone che non provengono dalla storia dell’Udc, è indicazione precisa per il futuro che ha destato interesse e curiosità. «Dopo Monti, Monti» è uno slogan, questo è evidente. Ma è un esercizio troppo superficiale ridurre un intervento politico al solo titolo che i giornalisti hanno scelto per sintetizzarlo. I contenuti, le proposte, il programma del nostro partito sono state il 95% del mio intervento e i lettori del «Corriere della Sera» possono consultarlo sul sito del partito.
Per stare agli esempi citati dal prof. Galli della Loggia, mi sono soffermato a lungo sul nostro rapporto con l’Europa, sui doveri che ne conseguono, e sulla necessità di procedere verso la federazione degli Stati uniti d’Europa. Abbiamo criticato la revisione del Titolo V della Costituzione e i provvedimenti sul federalismo adottati dal governo Berlusconi che hanno prodotto solo appesantimento burocratico e confusione istituzionale. Ricordo che in Parlamento, mentre tanti osservatori applaudivano il federalismo per come si stava concretizzando, fummo gli unici a spiegare i rischi che puntualmente si sono verificati. E potrei citare tante altre battaglie di contenuto su cui siamo stati isolati e inascoltati: abbiamo contestato l’abolizione dell’Ici per non finire sul baratro, ed ora c’è l’Imu, un’Ici raddoppiata; ci siamo battuti per il quoziente familiare, proponendo una attenuazione graduale dell’Irpef a partire dalle famiglie numerose; abbiamo sostenuto che era giunto il momento di rivedere il sistema delle pensioni quando tutti dicevano che non ve n’era bisogno; abbiamo chiesto inascoltati l’immediata abolizione delle Province e potrei continuare su tanti altri ambiti. Le proposte dunque ci sono sempre state, come documentano gli interventi del nostro Gruppo parlamentare.
Nell’articolo siamo descritti come un partito galleggiante per ragioni opportunistiche. Ma solo cinque anni fa quando sfidammo Berlusconi in solitudine eravamo descritti come partito affondante. Non siamo affondati allora, non ci accontenteremo di galleggiare oggi. Infine vorrei ricordare la nostra determinazione e il nostro coraggio quando, almeno un anno prima della costituzione del governo Monti, rifiutando da un lato le lusinghe di chi ci offriva posti in cambio di un soccorso e dall’altro la creazione di un’area anti governo che si sarebbe nutrita solo del collante anti berlusconiano, siamo stati in Parlamento e nel Paese gli unici a credere e a preparare concretamente questa svolta.
Oggi tanti vedono il rischio di ripresentare alle elezioni armate potenti elettoralmente quanto incapaci di governare; molti pensano che questo sforzo di ricostruzione nazionale non possa essere interrotto. Sicuramente sarò parziale, ma non mi sembra che il mio partito abbia pochi meriti per queste consapevolezze diffuse che sono maturate. Dovremo fare meglio? Certamente. Dovremo fare di più? Senz’altro. Ma non siamo all’anno zero e penso che questo Centro se saprà diventare la casa comune del mondo liberal-democratico e il riferimento di una parte significativa del mondo cattolico potrà nel tempo avere le soddisfazioni elettorali che merita e dire la sua sul futuro dell’Italia: non avremo la visibilità di chi propone ricette miracolistiche o di chi fa promesse irrealizzabili, ma saremo una forza seria al servizio dell’Italia. E forse questo vale più di tante rivoluzioni annunciate.