giovedì 20 settembre 2012

Caso Reggio? Meglio sciogliere ora che sotto le elezioni

In un vertice a palazzo Grazioli Berlusconi si sarebbe pronunciato così sulle vicende reggine. Dalle quali il Cavaliere preferisce tenersi alla larga.
Ai colonnelli Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri lo ha detto chiaramente: «Se la Polverini si dimette, ci saranno contraccolpi in altre parti del Paese. A partire dalla Lombardia. E tra pochi mesi si vota anche a Roma, sarebbe un disastro». Silvio Berlusconi è convinto che lo scandalo che ha colpito la Regione Lazio possa determinare l’implosione finale del Pdl. E per questo motivo che il Cavaliere ha stoppato sul nascere ogni tipo di discussione sulla Calabria. Invitato a intervenire sul “caso Reggio” e sull’eventualità che il Comune venga sciolto per presunte infiltrazioni mafiose, l’ex premier avrebbe risposto con un cortese ma fermo: «No, grazie».
Chi ha avuto modo di raggiungere in questi giorni Palazzo Grazioli racconta che Berlusconi sia poco interessato a entrare nelle vicende che riguardano la città dello Stretto. Il suo ragionamento è in sostanza questo: se debbono sciogliere l’amministrazione comunale, lo facciano ora e non sotto le elezioni. Preferisce, Berlusconi, tenersi alla larga da vicende spinose.
Nonostante «la simpatia per l’amico Peppe Scopelliti», il Cavaliere non entrerà nel merito di una questione su cui si attende la decisione finale del governo Monti.
Preso atto dell’impossibilità di aprire una discussione, al duo Gasparri-La Russa non è rimasto altro che tornare a fare pressing su Angelino Alfano. Al segretario nazionale del Pdl, l’ex ministro della Difesa e il presidente dei senatori pidiellini, hanno affidato il compito di portare avanti un’azione di moral suasion sul governo. La posta in palio è troppa alta e lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria getterebbe più di un’ombra sull’operato di Scopelliti che di questa città è stato sindaco ininterrottamente per otto anni.
Ma il vertice a quattro (era presente anche Giorgia Meloni) è servito anche per riportare un po’ di tranquillità nella pattuglia degli ex aennini che, di fronte a un atteggiamento ostile dell’ala forzista, avrebbe più di una volta minacciato una scissione. Sarà pure vero, come raccontano alcuni, che il Cavaliere «se potesse si libererebbe di certi personaggi», e che l’ipotesi portata avanti da La Russa più ancora di Gasparri gli hanno prospettato (quella di una separazione consensuale se gli attacchi ai loro danni proseguiranno e se non si troverà una linea politica condivisa) in fondo non lo vedrebbe così contrario. Ma nel vertice di martedì sera la priorità era scongiurare caos e contraccolpi.
Al momento è tregua, insomma. Ma la sensazione è che la miccia possa riaccendersi da un momento all’altro. E se così fosse, il governatore calabrese Scopelliti, quale posizione assumerebbe? Sarebbe disposto a seguire i suoi due principali referenti romani (La Russa e Gasparri) anche in caso di strappo col Cavaliere? Per il presidente della Regione sono una serie di interrogativi non secondari, che neanche le frequenti “comparsate” di questi ultimi giorni a Montecitorio sono riusciti a sciogliere.